Il recupero dei residui di potatura negli oliveti specializzati intensivi
Raffaele Spinelli, Natascia Magagnotti, Gianni Picchi
CNR – Ivalsa, Sesto Fiorentino (FI)
Introduzione
In Italia gli oliveti coprono una superficie superiore al milione di ettari (ISTAT 2002), che moltiplicati per una produzione di residuo mediamente superiore alle 2 t/ha anno (Laraia et al. 2001) restituiscono un potenziale annuo vicino ai 2 milioni di tonnellate di biomassa tal quale. Si tratta di una risorsa importante, che potrebbe essere sfruttata per alimentare le centrali a biomassa, sempre più numerose sul nostro territorio. Tra l’altro, il recupero a fini energetici risolverebbe automaticamente il problema dello smaltimento, che oggi costituisce un onere importante per le aziende agricole talvolta obbligate per legge a non bruciare in situ il materiale. Di questa opportunità si sono già accorti sia il mondo agricolo che i costruttori di macchine, e insieme stanno cercando soluzioni tecniche al recupero dei residui di potatura. Recentemente sono apparse diverse macchine interessanti, capaci di buone prestazioni. Tutte però derivano dalla modifica di comuni attrezzature agricole, e soffrono dei limiti che normalmente caratterizzano le macchine originarie (Spinelli 2004). In particolare, tutte le attrezzature apparse finora sono retroportate, e non possono affrontare andane più alte della luce libera da terra del trattore a cui sono applicate: altrimenti il trattore spinge avanti l’andana, fino a formare una barriera capace di impedirne l’ulteriore avanzamento. Questo è un difetto importante, perché costringe a lavorare su andane relativamente “magre”, dove è molto difficile raggiungere livelli produttivi elevati. Inoltre, queste macchine hanno potenza e dimensione modeste, e lavorano con fatica il materiale con diametro maggiore di 4-5 cm. Infine, i modelli predisposti per la trinciatura impiegano organi di lavoro a mazze, che sfibrano il materiale più che tagliarlo, e producono un trinciato abbastanza irregolare. In sostanza, l’attuale generazione di attrezzature per il recupero dei residui di potatura è adeguata all’impiego nei vigneti, dove la concentrazione del residuo è modesta e i diametri trattati sono sempre piuttosto piccoli (Spinelli et al. 2006), ma è meno adatta agli oliveti, caratterizzati invece da una maggior concentrazione di materiale grossolano, specie quando la potatura è condotta su base pluriennale. La potatura eseguita in modo veloce, con tagli di grande dimensione, è infatti da preferire per conseguire un abbassamento dei costi di produzione, ma in tal caso la taglia delle andane e il diametro dei rami da trinciare sono talmente elevati da mettere in crisi la maggior parte delle macchine di derivazione agricola, limitandone seriamente le prestazioni (Nati et al. 2007). L’impiego di macchine relativamente leggere sul materiale legnoso più impegnativo fa temere una ridotta durata delle attrezzature e una maggiore incidenza dei costi di manutenzione. Tutti questi problemi forse si possono risolvere impiegando attrezzature frontali di derivazione forestale, senz’altro più robuste e capaci e concentrando le operazioni su base territoriale, magari attraverso l’associazione di più produttori o l’adozione di tali macchinari da parte di aziende di servizio. L’operazione di trinciatura può essere svolta in poco tempo e quindi i macchinari potrebbero essere utilizzati in un ristretto lasso temporale all’interno degli oliveti per poi essere utilizzati in altri campi (forestale, ambientale)
La Jordan RH 25
La Jordan RH 25 è una macchina costruita in Germania per recuperare la biomassa derivata dalla gestione dei meleti. Si tratta di una cippatrice forestale, modificata attraverso l’applicazione di un dispositivo per la raccolta automatica del materiale da cippare. Intorno alla robusta cippatrice a disco, il costruttore ha progettato una serie di pick-up modulari, che possono essere sostituiti in funzione del tipo di materiale da raccogliere. Le opzioni sono tre: alberi, espianti o ramaglie pesanti, ramaglie sottili. Nel primo caso, il pick-up ha due convogliatori a catene, che sollevano le piante abbattute e le portano verso l’imboccatura della cippatrice: le piante da raccogliere devono essere allineate a tegola, con i calci nella direzione della macchina, ed in genere sono abbattute diverse settimane prima della cippatura per consentire la perdita di umidità. Il pick-up per ramaglie pesanti invece è costituito da un rullo orizzontale che solleva da terra le ramaglie e da due grossi rulli verticali che le schiacciano e le convogliano al centro, verso la bocca della cippatrice. Nel caso degli espianti, questo pick-up può essere equipaggiato con un rullo spintore, posto in alto e aggettante in avanti, che spinge a terra le piante da eliminare, sradicandole. Infine, il pick-up per ramaglie sottili è basato su un dispositivo a pettini metallici, come quelli impiegati sulle rotopresse. Mentre la cippatrice è azionata da una trasmissione meccanica, i pick-up impiegano motori idraulici, per cui la macchina è completata da due grosse pompe e da un serbatoio dell’olio idraulico della capienza di 250 litri. L’attrezzatura è predisposta per l’applicazione al sollevatore idraulico di un trattore a guida retroversa, con potenza di almeno 150 kW. Il peso varia con il tipo di pick-up, e oscilla tra 2500 e 2800 kg. A richiesta la macchina può essere fornita insieme ad un container da 10 m3, da applicarsi sul sollevatore frontale del trattore. Oltre a rendere completamente autonomo il cantiere di cippatura, il container serve anche da contrappeso: esso è progettato per il ribaltamento alto, e consente di travasare il cippato direttamente nel rimorchio del trattore di appoggio o in uno scarrabile parcheggiato a bordo campo. Una macchina di questo tipo è senz’altro impegnativa, ma sembra ideale per l’impiego negli oliveti industriali, comunissimi in molti Paesi del Mediterraneo e sempre più diffusi anche in Italia – soprattutto nel Centro-Sud. In questi impianti, la giacitura del terreno e la disposizione razionale delle piante consentono il transito di attrezzature anche abbastanza ingombranti, e favoriscono il raggiungimento di produttività elevate. Inoltre, lo sviluppo particolarmente rigoglioso degli oliveti industriali consiglia una potatura energica, che produce grosse quantità di residuo, tali da poter risultare critiche per l’impiego di attrezzature più leggere.
Le prove
Nel 2006 il CNR ha avviato un nuovo ciclo di sperimentazione
sulla raccolta dei residui di potatura. Il lavoro è eseguito per
conto dell’ARSIA-Regione Toscana, coordinatrice del progetto
interregionale “Woodland Energy - La filiera Legno-Energia come
strumento di valorizzazione delle biomasse legnose d’origine
agricola e forestale nelle regioni italiane”. Il progetto,
cofinanziato dal programma PROBIO del Ministero per le Politiche
Agricole e Forestali (MIPAF) e dalle 9 Regioni coinvolte, prevede la
realizzazione e il monitoraggio di modelli replicabili di legno
energia e l’attuazione di varie azioni dimostrative nelle nove
regioni coinvolte, con l’obiettivo di illustrare agli operatori
alcuni sistemi razionali di raccolta e gestione delle biomasse
legnose agro-forestali per fini energetici.
Nell’ambito del progetto, il CNR ha già condotto una serie di prove
negli oliveti Umbri, in collaborazione con ARUSIA. Queste sono state
effettuate nella stagione passata, e hanno riguardato tre
imballatrici e due trinciatrici – tutte di derivazione agricola. Le
macchine in prova si sono dimostrate adatte alla realtà degli
oliveti collinari, dove sarebbe stato difficile impiegare attrezzi
più pesanti. Tuttavia, i rilievi hanno evidenziato i problemi già
descritti in precedenza, e soprattutto la difficoltà a trattare le
andane troppo voluminose e il materiale di pezzatura superiore ai
4-5 cm. Da qui l’interesse a individuare cantieri alternativi, che
non soffrano di queste limitazioni e possano essere applicati con
profitto all’olivicoltura industriale.
Pertanto, il CNR ha organizzato la prova della macchina Jordan
presso la sua Azienda Sperimentale “Santa Paolina” di Follonica
(GR), che è dotata di oltre 60 ha di frutteti, tra cui vari oliveti
specializzati , piantati e gestiti secondo le tecniche più
moderne.Tutti gli oliveti sono impiantati al sesto di metri 7 x 5 ed
allevati a vaso libero o vaso cespugliato con potatura eseguita in
turni pluriennali su porzioni diverse dell’intera superficie. La
prova è stata organizzata in collaborazione con Hidrocom Srl,
rappresentante Italiano della ditta Tedesca. Essa si è svolta tra il
24 e il 27 Gennaio 2007, su circa quattro ettari di oliveto, divisi
in tre trattamenti distinti: potatura biennale, potatura pluriennale
media e potatura pluriennale pesante. La differenza tra i
trattamenti pluriennale medio e pluriennale pesante è legata alla
varietà di olivo più che ad una scelta arbitraria del potatore: la
potatura media ha riguardato le varietà meno vigorose, che nel
periodo intercorso dall’intervento precedente non avevano costituito
chiome eccessivamente sviluppate e quindi non necessitavano di
un’intervento troppo energico. Nello stesso periodo, le varietà più
dotate erano cresciute molto di più e quindi hanno ricevuto una
potatura più drastica. Il terreno era pianeggiante e spietrato. Le
andane erano disposte negli interfila, ed avevano diversa
consistenza in funzione del trattamento. Una descrizione sintetica
delle parcelle sperimentali è riportata in tabella 1. Le differenze
relative alla massa, al diametro medio e al tenore idrico sono
risultate statisticamente significative al test di analisi della
varianza (SAS 1999). Si nota soprattutto l'eccezionale abbondanza di
residuo prodotta negli oliveti specializzati, che già nel caso della
potatura biennale supera di almeno due volte i valori riportati
nella bibliografia più recente (Cotana et al. 2005), ed è superiore
anche a quanto era stato registrato dal CNR nelle prove condotte lo
scorso anno negli oliveti Umbri, dove la dotazione di biomassa
residua raggiungeva in media le 3,4 t s.s./ha. Passando dalla
potatura biennale a quella pluriennale, questi valori aumentano
ancora di due o tre volte, e raggiungono livelli molto interessanti
per chi voglia effettuare il recupero, e senz’altro preoccupanti nel
caso di uno smaltimento a titolo oneroso. Le dimensioni delle andane
variavano con il tipo di potatura, ed avevano una larghezza compresa
tra 150 e i 180 cm, ed un’altezza variabile da 50 cm a 1 metro.
La macchina è stata impiegata in due configurazioni differenti: con
il pick-up a pettine per ramaglie sottili sulla potatura biennale, e
con quello a rulli per ramaglie pesanti sulla potatura pluriennale.
Essa era applicata ad un trattore agricolo a guida reversibile Fendt
Farmer 824, da 170 kW di potenza. Questo procedeva affiancato ad un
altro trattore agricolo di taglia minore, che trainava un rimorchio
a due assi con un cassone della capacità di 9 m3.
Tabella 1 – Caratteristiche delle parcelle sperimentali Parcella
Parcella |
n° |
1 |
2 |
3 |
Periodicità |
|
biennale |
pluriennale |
|
Tipo |
|
ordinario |
medio |
pesante |
Superficie |
ha |
0.59 |
1.74 |
1.58 |
Sesto |
m |
7 x 5.5 |
7 x 5.5 |
7 x 5.5 |
Massa |
t/ha |
7 |
11.6 |
18.5 |
T. Idrico |
% |
42.5
|
37.5 |
|
Massa |
t s.s./ha |
4.0
|
7.3 |
11.6 |
Diametro |
mm |
31
|
47 |
51 |
La quantità di biomassa prodotta è stata stimata pesando
tutto il materiale proveniente da 9 piante campione, tre per
trattamento. Il valore così ottenuto è stato confrontato con il peso
di dieci rimorchi avviati ad una bilancia certificata, ed
opportunamente corretto. La cubatura e la pesatura dei carichi ha
permesso di conoscere la densità del cippato, risultata pari a 365
kg/m3. Il tenore idrico del materiale è stato determinato su 10
campioni di circa 1000 g ciascuno, utilizzando il metodo
gravimetrico in base alla norma UNI 9017. La granulometria del
cippato è stata determinata secondo quanto prescritto dalla
raccomandazione CTI SC09 R03/01. I tempi di lavoro sono stati
registrati con computer portatili ognitempo Husky Hunter, muniti
dell'apposita installazione Siwork 3 (Spinelli e Kofman 1995). Il
protocollo di rilievo ricalca essenzialmente quanto riportato sul
manuale IATF (Berti et al. 1989) per il “rilievo separato dei tempi
delle fasi di lavoro”. Le distanze percorse dalle macchine sono
state rilevate con un distanziometro laser o con un topofilo.
Risultati
La macchina ha funzionato bene su tutti e tre i tipi di potatura:
rare difficoltà si sono incontrate solo sulla potatura pluriennale,
se i rami non erano allineati secondo una direzione prevalente. Un
funzionamento perfetto infatti si ottiene attaccando i rami dalla
parte delle foglie, con la sola eccezione delle branche più grosse,
che invece devono essere presentate con il calcio verso la macchina.
In alternativa, tutti i rami possono essere presentati alla macchina
dalla parte distale, avendo cura di ridurre le forche più evidenti e
di ridurre i pezzi più lunghi di due metri. I potatori che avevano
allestito le andane non conoscevano queste finezze, ed avevano
allineato i rami secondo un’unica direzione prevalente, senza però
fare distinzione tra piccoli e grossi. Questo ha causato qualche
bloccaggio, risolto dal conduttore direttamente dal posto di guida
attraverso l’inversione ripetuta dei rulli di alimentazione,
effettuata per schiacciare il pacco di legname “indigesto” fino a
che questo non entrava nella cippatrice. Nel complesso queste
manovre hanno aggiunto un 13 % al tempo di cippatura, rappresentando
circa il 9 % del tempo totale di lavoro – incluse le volte, le
attese e i vari tempi morti di lavoro. Includendo anche i bloccaggi,
la cippatura procedeva ad un ritmo compreso tra le 9 e le 10
tonnellate tal quali per ora, in funzione della densità delle andane.
Sulla potatura biennale, l’impiego del pick-up a pettine ha
consentito di accelerare il lavoro, così da compensare la minore
ricchezza delle andane con una maggiore velocità di avanzamento. In
tal modo si è potuta mantenere quasi la stessa produttività
conseguita nelle parcelle sottoposte a potatura pluriennale,
altrimenti avvantaggiate dalla maggior concentrazione di residuo.
L’analisi statistica dei dati dimostra differenze significative tra
le velocità di lavoro registrate nei diversi trattamenti, che sono
risultate inversamente proporzionali alla densità delle andane –
come era logico attendersi. Il fattore limitante un ulteriore
aumento del ritmo di lavoro sembra essere la capacità della
cippatrice, visto che la produttività effettiva è rimasta costante e
prossima al valore massimo atteso per una cippatrice della taglia in
questione (Spinelli e Hartsough 2001). In altre parole, si può dire
che i pick-up montati sulla macchina di Jordan sono adeguati alla
cippatrice impiegata come base, e riescono a valorizzarne al meglio
la potenzialità produttiva.
L’analisi statistica dei dati ha consentito la costruzione di un
modello di calcolo capace di stimare accuratamente i costi di
raccolta in funzione delle ipotesi tecniche ed economiche immesse
dall’utente. Il modello calcola il tempo di cippatura in funzione
del tipo di potatura, ed aggiunge i tempi di volta in base alla
lunghezza delle file – e quindi al numero di file presenti
sull’ettaro. Al tempo netto di lavoro così ottenuto si aggiunge una
quota di tempo morto pari all’11%, secondo quanto misurato nel corso
dello studio. Il modello calcola anche l’incidenza del tempo
giornaliero di preparazione, considerato uguale a 45 minuti. Esso
consente di confrontare due cantieri distinti: uno basato sullo
scarico diretto nei cassoni di due rimorchi trainati da altrettanti
trattori che si alternano sotto la cippatrice, e l’altro organizzato
per l’impiego del container portato, capace di immagazzinare il
cippato e travasarlo nel rimorchio di un solo trattore-navetta,
incaricato di fare la spola tra la capezzagna e il piazzale di
raccolta. In questa seconda ipotesi, diminuiscono i costi
complessivi del cantiere per l’eliminazione di un trattore e
rimorchio, e aumenta la quantità di cippato recuperato da ciascun
ettaro di oliveto, per la drastica riduzione delle perdite di
raccolta. Infatti, quando la cippatrice scarica direttamente su un
rimorchio che procede affiancato nell’interfila adiacente, il getto
del cippato è intercettato ogni 5 m dagli olivi che separano i due
interfila, e parte del prodotto cade a terra. Questo non avviene se
il cippato è avviato direttamente ad un container montato sul muso
dello stesso trattore che aziona la cippatrice, perché in tal caso i
due elementi sono in linea e la doccia di scarico confluisce
direttamente nel container. Per motivi di spazio, non è stato
possibile portare a Follonica anche il container, e quindi questa
ipotesi è stata aggiunta a tavolino, sulla base di altre esperienze
analoghe: in particolare si è ipotizzato un tempo di travaso del
container pari a 3 minuti a evento, e un dimezzamento delle perdite
di raccolta.
Inoltre, il modello contiene un’interfaccia per il calcolo del costo
macchina, dove ciascuno può impostare liberamente le proprie ipotesi
economiche, quali ad esempio il periodo di ammortamento, la
retribuzione oraria del personale, il costo della manutenzione, la
quota di spese generali etc. Il calcolo è effettuato con le comuni
formule di matematica finanziaria utilizzate in agricoltura per
stimare i costi macchina (Miyata 1980). La stima del costo operativo
totale include anche il costo di trasferimento del cantiere e il
costo evitato di trinciatura, il primo calcolato in base alla
distanza coperta e adeguatamente ripartito sulla massa totale
raccolta, il secondo immesso direttamente dall’utente in base alle
tariffe applicate dai contoterzisti locali.
In tabella 2 sono riportati i risultati di una simulazione
effettuata per paragonare le prestazioni economiche dei due cantieri
nelle tre tipologie di intervento, mantenendo identiche tutte le
altre ipotesi di lavoro. Il calcolo è impostato per campi sparsi di
5 ettari ciascuno, distanti 20 km l'uno dall'altro e costituiti da
filari lunghi 200 m. Per il calcolo dei costi macchina si è
considerato un investimento di 150.000 € per il trattore destinato
ad azionare la cippatrice e di 90.000 € per la cippatrice stessa,
10.000 € per il container portato e 36.000 € per ciascun trattore di
appoggio munito di rimorchio. Queste cifre sono state ammortate su 8
anni con un recupero del 20 % a fine servizio. Il monte ore annuo è
stato stimato a 1000 unità per i trattori e i rimorchi, e 500 unità
per la cippatrice e il container - sempre nell’ipotesi di un uso
professionale. La remunerazione della manodopera è stata fissata a
16 €/ora, gli interessi passivi al 4 % e il costo del gasolio
agricolo a 0,8 €/litro. Alla cifra così ottenuta è stato aggiunto un
20 %, per coprire le spese generali e il beneficio d’impresa. Ne
risulta un costo orario compreso tra 148 e 153 € per il cantiere di
cippatura - a seconda o meno dell'applicazione del container - e di
36 € per ciascun trattore di appoggio. Il costo evitato di
smaltimento della potatura è stato considerato pari a 75 €/ha, in
un'ipotesi del tutto prudenziale.
A seconda del tipo di cantiere, il costo di conferimento al centro
aziendale varia da 38 a 55 €/t s.s., che equivalgono rispettivamente
a 24 e 33 €/t tal quale. Si tratta di un prezzo modesto, e
certamente molto inferiore a quello già calcolato per i residui di
potatura dei vigneti dagli stessi Autori e con lo stesso metodo, che
risultava variabile tra i 56 e gli 86 €/t tal quale (Spinelli et al.
2006).
Tabella 2 - Risultati della simulazione sull’ intera filiera di raccolta
Cantiere 1 - Due trattori appoggio |
Cantiere 2 - Container e un trattore |
||||||
Potatura |
Biennale |
Pluriennale |
Pluriennale |
Potatura |
Biennale |
Pluriennale |
Pluriennale |
Intervento |
Ordinario |
Medio |
Pesante |
Intervento |
Ordinario |
Medio |
Pesante |
t ss |
16,1 |
29,0 |
46,3 |
t ss |
20,1 |
36,3 |
57,8 |
ore |
4,9 |
7,9 |
11,2 |
ore |
5,4 |
8,9 |
12,8 |
Euro/lavoro |
1065 |
1733 |
2460 |
Euro/lavoro |
1029 |
1678 |
2415 |
Euro/trasfer. |
200 |
200 |
200 |
Euro/trasfer. |
172 |
172 |
172 |
Euro/evitati |
375 |
375 |
375 |
Euro/evitati |
375 |
375 |
375 |
Euro/t ss |
55,3 |
53,7 |
49,4 |
Euro/t ss |
41,1 |
40,7 |
38,2 |
Dist max |
3,9 |
3,8 |
3,3 |
Dist max |
2,5 |
2,5 |
2,1 |
tss/ora lorda |
3,3 |
3,7 |
4,1 |
tss/ora lorda |
3,7 |
4,1 |
4,5 |
Il modello restituisce anche la distanza massima di consegna del
cippato che può essere raggiunta dai trattori navetta, senza che la
cippatrice subisca tempi morti di attesa: se il piazzale di deposito
è localizzato entro questa distanza, il trattore navetta riesce ad
effettuare il trasporto nel tempo impiegato dalla cippatrice per
riempire l'altro trattore o il container portato. Questa indicazione
può facilitare l'organizzazione del lavoro, e consente di progettare
una logistica efficiente.
A scopo di confronto, il modello calcola anche la produttività
oraria lorda del cantiere, che in questo caso oscilla tra le 3.5 e
le 4.5 t s.s. Questi numeri sono importanti perché danno una misura
immediata circa l'efficienza della macchina di Jordan. Gli studi più
recenti condotti sulla raccolta delle potature di olivo con
trinciasarmenti (Nati et al. 2006, Vieri et al. 2006) e trinciamais
(Pari e Cutini 2002) modificate convergono tutti su una produttività
media di 0.71 t s.s./ora, con un minimo di 0.57 e un massimo di
0.94. Questo vuol dire che la produttività del cantiere Jordan è in
media 5 volte maggiore rispetto a quella dei cantieri basati su
attrezzature agricole modificate, e che anche nel caso meno
favorevole alla macchina Tedesca, questo rapporto non scende sotto
il valore di 3.5. Ovviamente, alla superiore produttività
corrisponde anche un costo di esercizio più elevato, ma è difficile
che questo finisca per essere cinque volte maggiore. Molto dipende
dall'utilizzo annuale della macchina, e quindi dalla quantità di
lavoro che il contoterzista riesce ad acquisire. Il modello
restituisce anche la superficie che la macchina deve lavorare in un
anno, per le ipotesi immesse dall'utente. Nel caso della tabella 2,
l'ipotesi di un impiego annuo pari a 500 ore corrisponde ad una
superficie lavorata compresa tra i 200 e i 500 ha/anno, che è
senz'altro ragionevole nel quadro di un'attività industriale.
Per quanto riguarda la qualità della biomassa prodotta, i risultati
sono incoraggianti. Il tenore idrico è abbastanza elevato (tra il 37
e il 42 %), ma questo è dovuto al breve tempo intercorso tra la
potatura e la raccolta. Attendendo ancora qualche settimana si
sarebbe potuto ottenere un cippato molto più asciutto, come
confermano studi precedenti (Spinelli e Spinelli 2000).
Figura 1 – Granulometria del trinciato prodotto con diversi tipi di macchina e materiale
Tuttavia, il principale vantaggio qualitativo della macchina Tedesca
deriva dall’impiegare una cippatrice invece di un trituratore:
questa infatti è dotata di lame ed “affetta” il legname invece di
frantumarlo, producendo frammenti più regolari e generalemente più
omogenei. Tale affermazione è supportata dai dati sperimentali
illustrati in figura 1, dove si osserva la granulometria di quattro
partite distinte di trinciato, rappresentate da cinque campioni
ciascuna.
Le prime due partite (Trincia 1 e Trincia 2) sono state ottenute con
altrettante trinciaraccoglitrici dotate di trituratore a mazze,
entrambe progettate per il recupero dei residui di potatura e dotate
di particolari dispositivi raffinatori - rispettivamente un sistema
a doppia elica in Trincia 1 e un vaglio intercambiabile in Trincia
2. Le altre due partite invece sono state ottenute con la cippatrice
Jordan, rispettivamente su potatura biennale e pluriennale pesante.
E’ subito evidente la differenza tra il materiale prodotto con i due
tipi di macchina. Rispetto alle trincatrici, la cippatrice offre un
prodotto molto più regolare: oltre il 90 % dei frammenti ricade
entro la classe commerciale di pezzatura compresa tra 3 e 45 mm, e
l’incidenza di polveri (< 3 mm) e di pezzi fuorimisura (> 63 mm) è
dimezzata. Questa differenza è stata dimostrata come statisticamente
significativa dall’analisi della varianza, mentre non sono risultate
significative le differenze tra i due tipi di trinciatrice e i due
tipi di potatura. In sostanza, i dati sembrano dire che la
differenza la fa il tipo di macchina, e non il modello o le
dimensioni del materiale trattato.
Conclusioni
La potatura degli oliveti industriali genera una gran quantità di
residuo, anche molto superiore a quella normalmente ottenuta dagli
impianti di tipo tradizionale: si parla infatti di 4-11 t s.s./ha
per i primi, contro le 2-3 t s.s./ha dei secondi. Una tale quantità
di biomassa è concentrata in andane particolarmente voluminose,
difficilmente attaccabili dalle trinciaraccoglitrici di origine
agricola, che già possono incontrare qualche difficoltà sugli
impianti tradizionali più ricchi. Il recupero di questo materiale
può essere effettuato con macchine di derivazione forestale, montate
in posizione frontale e capaci di digerire materiale grossolano,
disposto in andane alte fino ad un metro. Questo almeno è quanto ha
fatto la macchina provata dal CNR, che ha raccolto senza problemi
rami con un diametro di oltre 10 cm, raggiungendo una produttività
cinque volte maggiore rispetto a quella delle trinciaraccoglitrici
di derivazione agricola. Prestazioni tanto superiori compensano
largamente il maggior costo di esercizio e permettono di mantenere
il costo di conferimento presso il centro aziendale tra i 38 e i 55
€/t s.s. Oltretutto, la macchina produce un cippato più omogeneo
rispetto a quello ottenuto con le trinciaraccoglitrici, che sono
penalizzate da un dispositivo di sminuzzatura più impreciso e
brutale. Un ulteriore vantaggio offerto da questa attrezzatura
consiste nella grande flessibilità operativa, perché la macchina può
essere impiegata indifferentemente sulle potature sottili e su
quelle grossolane, sugli espianti, nei diradamenti boschivi ed
eventualmente può essere anche riconvertita in una normale
cippatrice forestale da usarsi a punto fisso. Il suo limite
principale consiste nelle dimensioni elevate, che ne permettono
l’impiego solo nelle piantagioni industriali in terreno pianeggiante.
La macchina infatti non è abbastanza maneggevole da poter circolare
negli oliveti di media e alta collina, che spesso sono terrazzati e
presentano un allineamento molto approssimativo. In tal caso, è
meglio impiegare attrezzature più leggere, sacrificando la
produttività alla maneggevolezza. Negli impianti industriali invece
è più logico ricorrere ad una macchina industriale, che è più
produttiva e consente un maggior abbattimento dei costi di raccolta.
Per ulteriori informazioni:
spinelli@ivalsa.cnr.it
Riconoscimenti
Lavoro svolto
nell’ambito del progetto Interregionale “Woodland Energy”,
coordinato dall’ARSIA – Regione Toscana e cofinanziato dal MiPAF
nell’ambito del Programma PROBIO e dalle nove regioni coinvolte (Abruzzo,
Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sicilia,
Toscana e Umbria).
Gli Autori ringraziano in modo particolare i Dott. Claudio Cantini e
Graziano Sani (CNR IVALSA - Follonica) e il Sig. Pietro Malcarne (Hidrocom
- Milano) per il validissimo sostegno operativo durante
l’organizzazione e la conduzione delle prove.
Bibliografia
Berti S., Piegai F., Verani S., 1989 – Manuale d’istruzione per
il rilievo dei tempi di lavoro e delle produttività nei lavori
forestali. Quaderni dell’Istituto di Tecnologia ed Assestamento
Forestale – Università degli Studi di Firenze, Fascicolo IV.
Cotana F., Costarelli C. 2005 – Impianti sperimentali per il
recupero energetico di potature di vite, olivo e frutteti. CRB,
Perugina. 20 p.
CTI SC09, 2003 - R03/01 Raccomandazione del Comitato Termotecnico
Italiano sui biocombustibili solidi: specifiche e classificazione.
Milano: 54 pp.
ISTAT 2002 – V Censimento Generale dell’Agricoltura. http//censagr.istat.it.
Laraia R., Riva G., Squitieri G. 2001 – I rifiuti del comparto
agroalimentare. Studio di settore. Rapporto ANPA n° 11/2001. ANPA,
Roma. 149 pp.
Miyata E. S., 1980 - Determining fixed and operating costs of
logging equipment. General Technical Report NC-55. Forest Service
North Central Forest Experiment Station, St. Paul, MN. 14 pp.
Nati C., Spinelli R., Magagnotti N., Verani S. 2007 - Dalle potature
di olivo biomassa per usi energetici. L'Informatore Agrario
n°2/2007.
Pari L., Cutini M. 2002 - La raccoglitrinciatrice sposa l'olivo.
Olivo e olio, n.7: 22-26
Recchia L., Vieri M., Cini E., Rimediotti M., Daou M. 2006 – TRP-RT
Nobili, innovativa trinciaraccoglitrice. Macchine e Motori Agricoli
n° 2: 53-55.
SAS Institute Inc. 1999. StatView Reference. SAS Publishing, Cary,
NC. p. 84-93. ISBN-1-58025-162-5
Spinelli R., Kofman P., 1995 - Cantieri agricoli e forestali,
informatizzazione dei rilievi. Macchine e Motori Agricoli, n.11:
33-35.
Spinelli R. e Spinelli Riccardo. 2000 – Prove di imballatura delle
potature di olivo. L’Informatore Agrario n° 4: 101-104.
Spinelli R., Hartsough B. 2001 - Indagine sulla cippatura in Italia.
CNR-IRL Contributi Scientifico-Pratici n° XLI, Firenze, 112 p.
Spinelli R. 2004 – La raccolta dei residui di potatura. In: Le
colture dedicate ad uso energetico: il progetto Bioenergy Farm.
Quaderni ARSIA n° 7/2004: 151-157.
Spinelli R., Nati C., Magagnotti N., Civitarese V. 2006 - Produrre
biomassa dai sarmenti di vite. L’Informatore Agrario n° 28: 36-39.